Alcune persone mostrano particolari sintomi all’ingestione di specifici alimenti. I problemi di questo genere possono essere dovuti ad allergie o a intolleranze. Nel primo caso si ha una reazione veloce e acuta, spesso anche nel caso di contatto con una minima quantità dell’alimento cui il soggetto è allergico. Chi invece soffre di intolleranze manifesta sintomi più subdoli, la cui gravità può essere correlata anche alla quantità di alimento ingerito.

I sintomi delle intolleranze

I sintomi delle allergie alimentari sono in genere facilmente riconoscibili, in quanto simili a quelli di qualsiasi altra allergia. Il sistema immunitario risponde all’alimento ingerito o con cui si è venuti in contatto causando formicolio alla bocca, prurito insistente, rossori nella zona del contatto, gonfiore, per poi arrivare a dolori addominali o vomito. Le intolleranze alimentari invece portano chi ne soffre a manifestare sintomi più sottili e che possono insorgere anche vario tempo dopo aver ingerito l’alimento. Chi consuma un alimento cui è intollerante presenta spesso dissenteria, dolori all’addome, nausea e può arrivare anche a vomito, colite o problemi di vario genere sempre circoscritti all’apparato gastro intestinale. Ci sono poi patologie che tendono a svilupparsi più frequentemente nei soggetti intolleranti, a causa spesso del fatto di aver trascurato tale problematica. Ad esempio tra le cause del reflusso gastroesofageo vi possono essere le intolleranze alimentari.

Come riconoscerle

Contrariamente a quanto avviene per le allergie, la gravità dei sintomi di un’intolleranza è correlata alla quantità di alimento ingerito, nel senso che una porzione minima può non portare ad alcun sintomo; non solo, si possono manifestare diversi livelli di intolleranza in ogni soggetto. Questo significa che alcune persone leggermente intolleranti manifestano sintomi solo nel caso in cui il consumo dell’alimento risulti particolarmente abbondante, o frequente nel tempo. Si possono verificare casi di accumulo dell’alimento cui si è intollerante: consumandolo più volte nell’arco delle settimane si può arrivare a manifestare sintomi via via più gravi. Per questi motivi alcune persone ottengono una diagnosi di intolleranza alimentare molto tardi, anche a 30 o 40 anni, nonostante con buona probabilità l’intolleranza sia un problema per il loro organismo già in tenera età. In alcuni casi poi i sintomi manifestati sono caratteristici di varie altre patologie, cosa che porta i medici interpellati a dover eseguire vari test diagnostici prima di arrivare a una diagnosi corretta di intolleranza alimentare.

Come si curano le intolleranze alimentari

La prima arma che può utilizzare chi ottiene una diagnosi di intolleranza alimentare consiste nell’evitare l’alimento cui è intollerante, o comunque di ridurne sensibilmente il consumo. Solitamente questo permette non solo di limitare la comparsa di sintomi, ma anche di alleviare quelli presenti da tempo o le patologie che nel corso degli anni possono essersi sviluppate. Non è sempre così e molto dipende dal livello di intolleranza e dall’eventuale compromissione di alcuni organi. Vi sono poi intolleranze le cui cause sono chiare e per le quali è stato possibile trovare delle terapie che funzionano in modo efficace. Ad esempio i soggetti intolleranti al lattosio sono carenti di un enzima nel loro apparato digerente; in commercio esistono degli integratori a base di tale enzima, che aiutano molti intolleranti a manifestare sintomi minimi nel caso in cui ingeriscano alimenti contenenti lattosio. Chiaramente è sempre bene chiedere consiglio al proprio medico, valutando l’eventuale necessità di assumere un integratore. Per alcune intolleranze non vi è altro tipo di terapia se non l’eliminazione dell’alimento che le scatena.
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