“L’ASCOM è preoccupata a causa delle spese necessarie da sostenere per adeguare gli esercizi commerciali di Anguillara alle prescrizioni fissate dalla delibera, pubblicata il giorno 11 gennaio sul sito istituzionale del Comune, riportante le indicazioni da seguire tassativamente per gli operatori del servizio alimentare (utilizzare acqua con valori di arsenico e fluoruri,  rispettivamente comprese entro 10 microgrammi/litro ed 1,5 milligrammi/litro – ordinanza n°199, prot. n. 31918/2012, del 20 dicembre 2012, emessa nella sede dell’Assessorato all’Ambiente della Regione Lazio, nella quale viene espressa la  non potabilità delle acque per il consumo umano per gli acquedotti Arsial 1, Arsial 2, Ponton dell’Elce e Biadaro).
E’ quanto afferma il Segretario dell’Associazione Commercianti ASCOM, Luciano Castelli, che ha  espresso molte perplessità sugli obblighi derivanti a carico degli operatori commerciali, i quali hanno l’onere, per rimanere conformi alla normativa, di dotarsi entro breve tempo e per un utilizzo solo temporaneo, di apparecchiature certificate adatte all’abbattimento delle sostanze nocive.  Le aziende locali devono sostenere un esborso che varia, secondo la tipologia del locale, dai 600 ai 2.000 euro, per non correre il rischio di salate multe da parte degli organi di controllo.
“Immediatamente – ha proseguito Castelli – durante la riunione con le figure istituzionali, che si è tenuta lunedì 14 presso il Comune, è stata richiesto ai responsabili dell’adeguamento degli acquedotti del territorio sabatino, di provvedere a un bando utilizzando la procedura di urgenza, per eseguire e consegnare i lavori nel più breve tempo possibile. Così non sarà, poiché è stato deciso di ottemperare un bando con procedura ordinaria”.
Rimangono molti dubbi sulla scelta intrapresa, poiché il Decreto Legislativo 163/2006, Codice che disciplina i Contratti Pubblici di Lavori, Servizi e Forniture nei settori speciali, all’articolo 220 consente alla Stazione Appaltante di adottare la procedura d’urgenza: “Gli enti aggiudicatori possono affidare i lavori, le forniture o i servizi mediante procedure aperte ristrette o negoziate ovvero mediante dialogo competitivo […]”.  Ad esempio, già a fine 2011 una stazione appaltante, che distribuisce l’acqua potabile nell’ATO4 del Lazio, ha ritenuto di seguire questo tipo di procedura (leggi QUI).
Nel momento in cui i commercianti si trovano ad affrontare una crisi di sistema che rende già disagevole il lavoro, le incertezze dell’amministrazione si trasformano in una gabella mascherata frutto dell’inefficienza dell’apparato comunale. Una risposta insoddisfacente al problema scaturito, non certo da oggi, dell’acqua inquinata, trasformando un problema che avrebbe potuto essere risolto da tempo, così come è avvenuto ad esempio a Bracciano, in una (falsa) emergenza. Non è possibile abbandonare le attività produttive senza dare l’impressione di essere al loro fianco con aiuti diretti.