L’allucevalgo è una vera e propria patologia, non solo un inestetismo estetico. Si tratta di una deformazione del primo dito del piede che appare deviato lateralmente verso le altre dita.
Il paziente lamenta dolore e come primi sintomi possono sorgere:
- la “cipolla”, ovvero una protuberanza che indica un’infiammazione molto dolorosa (che tende a peggiorare con lo sfregamento della scarpa)
- l’arrossamento intorno all’alluce
- l’ispessimento della pelle
- delle modifiche alla fisionomia del piede
- una consistente difficoltà a camminare
Tutti possono soffrire di allucevalgo ma si stima che siano interessate soprattutto le donne, in età matura o senile.
L’allucevalgo dipende da:
- cause congenite, ad esempio chi ha altre alterazioni dalla nascita (come i piedi piatti) oppure per ereditarietà
- cause acquisite o secondarie: quindi ad esempio il calzare delle scarpe inadeguate alla fisionomia del piede (scarpe con punta stretta, troppo piccole o col tacco alto)
- soffrire di altre malattie come artrite reumatoide e gotta
Per i casi più lievi, sotto consiglio del medico si opterà per un trattamento “conservativo” per alleviare i sintomi, far regredire la deformità e migliorare l’aspetto estetico del piede.
Quindi si tratta di impacchi di ghiaccio, scegliere calzature migliori, utilizzare plantari o ortensi su misura, fare fisioterapia, ricorrere a fasciature e bendaggi o cuscinetti separa dita.
Il medico potrà anche consigliare l’utilizzo di antidolorifici.
Se viene invece compromessa la deambulazione, bisognerà intervenire in modo chirurgico, in anestesia locale, senza l’inserimento di viti o chiodi e con la possibilità di camminare immediatamente e recuperare in tempi brevi la funzionalità del piede.
In piccoli fori vengono inserite delle frese di dimensioni ridotte per provocare micro fratture nei punti giusti così da permettere il riallineamento delle ossa; queste fratture vengono lasciate libere per fare in modo che la guarigione avvenga in funzione del reale carico del paziente.
Al termine verrà praticato un bendaggio che il paziente dovrà tenere per 20 giorni circa.
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