Per la terza volta dall’inizio dell’anno la sala Alvaro Orsi della parrocchia Regina Pacis ha ospitato una riunione del Comitato per l’Acqua Pubblica di Anguillara. La denuncia presentata in occasione dell’incontro precedente e l’annuncio che sarebbe stato presente un avvocato del Comitato per parlare della possibilità di avere risarcimenti per le bollette, ha probabilmente determinato l’assenza del sindaco e degli assessori.
Il primo punto trattato è stato la regolarità delle analisi effettuate per conto del Comune da LAB Service, sia per quanto riguarda l’analisi delle casette dell’acqua di proprietà Logica Srl. La legislazione prevede che i laboratori per poter produrre documentazione valida devono accreditarsi presso un ente nazionale chiamato Accredia. Nel primo caso è stato mostrato come la Lab Service è accreditata per le analisi alimentari, ma non per le analisi chimiche (tra le quali rientra la ricerca della presenza di arsenico).
In questo caso possiamo quindi affermare che il Comune ha affidato le analisi di autocontrollo ad una società che non ha i titoli per effettuarle (in allegato QUI la certificazione della LAB Service per le analisi microbiologiche, e QUI l’elenco dei laboratori accreditati presso Accredia per le analisi chimiche) In pratica le analisi, non potendo garantire l’affidabilità, ai fini dell’autotutela è come se non fossero state fatte, per cui viene a mancare la tutela della salute dei nostri bambini (la più recente analisi in questione riguarda i rubinetti nelle mense delle scuole elementari –leggi QUI). Inoltre, l’affidamento di un lavoro retribuito a chi non ha i titoli per effettuarlo può configurarsi come lo sperpero di denaro pubblico. A questo punto chiediamo al Sindaco quanto è stato corrisposto alla società LAB Service per le analisi suddette? Chi ha stipulato il contratto? Quali documenti ha prodotto il laboratorio per ottenere l’incarico?
Situazione analoga riguarda le analisi delle casette dell’acqua. Dal gennaio 2012 vengono commissionate direttamente dalla Logica SRL, proprietaria delle stesse. Questa scelta ha determinato forti dubbi da parte del Comitato, emersi anche durante la prima riunione del 26 gennaio scorso. In quell’occasione il sindaco affermò che ciò non comportava nessun problema, e che tali analisi garantivano i cittadini. Il comitato chiese in quell’occasione, inascoltato, che le analisi fossero condotte da un ente terzo.
In questo caso è la stessa ditta, “CENTRO REGIONALE SERVIZI ALLA VITIVINICOLTURA” (ma le casette dispensano acqua o Chianti?), a dichiarare nel referto che le analisi chimiche non sono certificate. (leggi QUI).
Abbiamo provato a chiedere informazioni all’assessore Stronati che, stando alle dichiarazioni di una sua collega consigliera “è in prima linea sulla questione”. Peccato che lui, che ripete spesso di non leggere il nostro giornale, pur conoscendone sempre tutti i contenuti, abbia preferito ignorare completamente le richieste inviate tramite mail, facebook e sms (sarebbe rimasta la supplica in ginocchio ma non fa parte del nostro stile). Forse ultimamente si trova più a suo agio nel presentare presunti progetti rivoluzionari, che a dover rispondere a domande scomode.

La seconda parte dell’incontro ha visto alcune proposte per risolvere il problema, con l’intervento di Ezio Grasso e Giuseppe Girardi, ex assessori della giunta Minnucci. La principale critica al Comune è data dalla mancanza di un progetto a medio termine, e tutta l’azione sia concentrata sulla soluzione dell’emergenza, che però potrebbe rivelarsi insufficiente già tra qualche mese. Riassumendo brevemente le proposte bisognerebbe:

• riconsiderare il rapporto con Acea, stipulato quando la realtà del servizio era completamente diversa dall’attuale;
• costruire due reti idriche per unire tra loro i pozzi attualmente utilizzati, comunali e consortili (Al Bucceto, La Riccia, I Grassi). La prima rete collegherebbe i pozzi della zona centrale, la seconda da Colle Sabazio a Ponton dell’Elce. Questa soluzione permetterebbe di avere un controllo migliore, un’azione di dearsenificazione più efficace, e aveva fondi stanziati a suo tempo e mai utilizzati.
• abbandonare la soluzione di impianti a osmosi inversa, leggermente meno costosi rispetto ai corrispettivi moduli con filtri a Idrossido di ferro polarizzato, che hanno meno manutenzione, presentano il vantaggio di essere selettivi sull’arsenico, senza togliere all’acqua i minerali utili per l’alimentazione umana, e un costo di gestione notevolmente inferiore, tanto che la differenza di costo iniziale verrebbe a ripagarsi in meno di un anno solamente col risparmio energetico.

Le proposte del comitato appaiono a noi sensate, certamente un punto di partenza su cui un’amministrazione attenta dovrebbe aprire il dialogo coi suoi cittadini. Peccato che questa non sembri l’intenzione della giunta di Anguillara.