I cittadini di Ponton dell’Elce devono essere tutelati e non pagare oltremodo le conseguenze dovute alla presenza dell’arsenico nell’acqua. Ẻ quanto emerso nella riunione di ieri nel Comitato di Quartiere. Il Presidente, dott. Dario Ferrante, ha affermato che il Comitato porterà avanti la battaglia per far riconoscere ai cittadini rappresentati un equo indennizzo delle quote pagate negli ultimi anni, così come previsto dalla legge e stabilito recentemente da un giudice in una situazione analoga.
La sentenza in questione è il risultato di una causa intentata nel Viterbese. Il Giudice di Pace di Civita Castellana ha accolto il ricorso di un cittadino contro la società Talete, fornitrice del servizio idrico, a causa della presenza di arsenico nell’acqua. Il Giudice ha stabilito che il pagamento del canone deve essere ridotto della metà, quello invece per la depurazione resta in attesa di verifica, poiché la società ha un tempo di cinque anni dalla presentazione della domanda, con scadenza nel 2014 (la richiesta di riduzione è stata presentata nel 2009).
Nel disposto del Giudice di Pace è riportato il principio che è direttamente il fornitore del servizio a dover restituire parte della quota, perché il prodotto fornito non è conforme alla normativa ambientale corrente.
Non è la prima sentenza di questo genere, già lo scorso anno un altro Giudice di Pace aveva stabilito il diritto del cittadino a una riduzione della bolletta. In questo caso però, è stata stabilita la responsabilità diretta del fornitore del servizio, il quale deve trovare ora una modalità per la restituzione dei soldi.
La società Talete annuncia che sta valutando la possibilità di ricorrere, in quanto a loro avviso la sentenza, che contrasta con quella già citata, stabilisce solamente il valore forfettario del cinquanta per cento del rimborso.
Questa nuova sentenza, oltre a quella del TAR del Lazio, numero 664 del 2012, che condanna i Ministeri della Salute e dell’Ambiente a risarcire gli utenti dell’acqua di varie regioni (Lazio, Toscana, Trentino Alto Adige, Lombardia, Umbria) con 100 euro a cittadino, apre la strada a una serie di ricorsi.
Quindi, i ricorsi però potrebbero non fermarsi a Civita Castellana o alla società Talete. Se il principio per cui è il fornitore del servizio che deve restituire parte delle quote ai consumatori non serviti da acqua non potabile, questo non vale solo per le società private, ma nel caso di Anguillara, dove l’ente erogatore è il Comune, è a quest’ultimo che vanno indirizzate le domande, ed è obbligato alla restituzione delle quote.
Dopo questa sentenza i cittadini serviti dagli acquedotti del Biadaro e di Ponton dell’Elce possono, in virtù di quanto stabilito dal Giudice di Pace di Civita Castellana, indirizzare al Sindaco la domanda di rimborso parziale delle bollette pagate.