Finite le deroghe, continuano tuttavia alcune incertezze che in buona sostanza sono state chiarite nella riunione di oggi pomeriggio anche se di note stonate ce ne sono ancora parecchie.
La situazione dal primo gennaio è ormai sotto gli occhi di tutti anzi, sul palato di tutti e questo non è accettabile perché ben due acquedotti su cinque, uno in stato di incertezza, forniscono acqua non utilizzabile per cucinare e tanto meno per bere.
L’acquedotto del Biadaro e quello di Ponton dell’Elce presentano dei valori di arsenico che ne proibiscono l’uso alimentare, quello del Montano sembra invece avere fasi alterne che per il momento consentono da parte dei due dirigenti ASL presenti alla riunione, una certa elasticità nei controlli, e “garantiscono” (niente di scritto naturalmente) gli esercizi commerciali allacciati, di poter continuare ad esercitare tranquillamente o almeno fino ai prossimi risultati dei prelievi effettuati proprio oggi.
Per le utenze commerciali allacciate con gli altri due invece, è fatto obbligo di provvedere a brevissimo affinché l’acqua usata per le macchine del caffè come per la cottura dei cibi, venga filtrata con appositi strumenti oppure approvvigionata in modo assolutamente tracciabile.
In parole povere ogni bar, ristorante, pizzeria, e affini, dovrà provvedere a spese proprie per trovare il sistema di fornire ai propri clienti acqua potabile. Lo dice la Legge che evidenzia come spetti all’imprenditore fornire il servizio giusto a fronte del pagamento dello stesso.
Per una semplicissima equazione ci permettiamo di dedurre che anche il Comune, quando richiede il pagamento delle bollette per la fornitura di acqua potabile sia tenuto a rispettare il contratto, altrimenti…
Mentre il Codacons in diverse città sta affinando le armi, la priorità sabatina sta comunque nell’impedire da subito avvelenamenti da arsenico e probabilmente la strada più breve sta proprio nei sistemi di filtraggio di dimensioni più o meno “casalinghe”.
Funzionano? Pareri diversi anche in questo caso soprattutto per i costi non meglio definiti in quanto strettamente legati alla quantità di acqua che si consuma e di conseguenza alla sostituzione dei filtri, per non parlare poi dello smaltimento dei suddetti che prevede una procedura abbastanza particolare. Occhio quindi a soluzioni “cheap” e occhio soprattutto ai prodotti “farlocchi” che se privi dell’omologazione prevista, non garantiranno l’immunità a improvvidi commercianti sempre responsabili in prima battuta.
Qualche polemica in corso di riunione anche nei confronti della tanto decantata soluzione a mezzo di acqua minerale. Attenti ci dicono: ha un senso il consumo di minerale che abbia valori intorno all’1 microgrammo/lt e non tutte quindi  le acque minerali, alcune delle quali sembra che conservino valori vicini ai 50 microgrammi/lt e guarda caso questi eccessi non sono segnalati sulle etichette. Mah!
Qualche altra immancabile polemica sulle colpe della Polverini che non ha risolto un problema che guarda caso, partendo dal 2001 forse ha visto inadempienti anche altri Governatori…
C’è anche chi contesta ASCOM paventando chissà quale connivenza con il Comune e ignorando evidentemente che la riunione di oggi, soprattutto per fare massa critica di fronte alle Istituzioni, è stata voluta proprio dall’Associazione Commercianti del neo Presidente Catarci che non ci sta a subire critiche tanto immotivate quanto prive di costrutto.
Secondo noi proprio la scelta del sistema di filtraggio da acquistare dai singoli commercianti deve mettere ASCOM nella posizione di supportarli controllando che i requisiti siano quelli di Legge e soprattutto che gli investimenti non siano vanificati da prodotti non conformi.
Tutto ciò in attesa che tra 60/90 giorni al massimo, siano operativi i due impianti che con i duecento mila euro reperiti dall’Attuale Amministrazione all’interno del bilancio dovranno risolvere il problema in attesa che l’Acea compia tra qualche anno i passi definitivi.
C’è ancora tanta strada da fare, proprio tanta.